a madrid!!




















Mou ha mostrato agli architetti come costruire un muro.

peter sloterdijk


















l'idea che la vita sia una questione di forma suggerisce che la vita e il pensiero siano espressioni diverse per designare un'unica e identica cosa.


non c'è teoria sulla vita che sappia sulla vita più della vita stessa ( nonstante tutto questo cicaleggio sulla comunicazione digitale).

di cosa si tratta?















si tratta sempre di un caso d'amore

idiota














la parola "idiota" in greco significava anche "colui che lavora da solo".

come possiamo fare?















non possiamo fare nulla senza prima abbozzare un'immagine libera..

Patril Ourednik; lettura fuori dall'ordinario















La nostra posizione nell'universo ( sotto un cielo di pietre e ceneri) è....inconcludente!


"Oggi e dopodomani" è la chiave del nostro tempo, un tempo che si contorce contro gli uomini per mettere a nudo le loro azioni e i loro pensieri.


Ourednik racconta, in modo strepitoso, come è diventato piccolo l'universo dei protagonisti, unici rappresentanti sopravvissuti sulla Terra.


E pensare che Galileo aveva fatto così tanto spazio! 

energy
















immaginiamo il sistema dei pianeti come un modello per le nostre idee, corpi celesti proporzionali a certe posizioni nel tempo e nello spazio. Come cresce la loro massa così cresce proporzionalmente la loro influenza ( gravità) su pianeti vicini.


In questo modello le idee deboli vengono attratte dalle aree di influenza e dalle orbite dei pianeti più grandi, altri,invece, saranno attratti minimamente, con alterazioni poco significative nella loro traiettoria.


L'universo che noi conosciamo non è però così tranquillo; è un sitema che collassa, con velocità, forze e accelerazioni di una complessità che mette in luce sempre nuove complessità.


E la sola cosa che succede costantemente è che c'è un continuo processo di trasferimento di energie.

futuro

















il futuro non sarà certamente scritto dall'uomo, ma da zampette di uccelli
F. Nietzsche

Buster Keaton






















t is some combination of a deep  passivity-activity need in me that makes me want to go all the way,
something to compensate for the gregarious theatrical side of life that drives me to this prose-poetry.


Price 17 March 2007

Lulu alla Scala di Milano




















Lulu ; "Un'anima che dall'aldilà si stropiccia via il sonno degli occhi".


Lulu ; piena di contraddizioni, informale, materica, vero caos organizzato.


Un aneddoto.


Nell'estate del 1908 Berg conobbe Freud quando, unico medico nelle vicinanza, era stato chiamato a curare un'attacco d'asma del giovane musicista. Secondo Berg, Freud avrebbe mostrato un certo impaccio in una situazione così "ordinaria".

per max scheler

















Max Sheler; tutti opachi tranne uno, per sapere qualcosa sulla simpatia e sull'armonia del formalismo.

confessione poetica

















Ai quattro cantoni si gioca così: Quattro bambini si dispongono ciascuno in un angolo di un quadrato immaginario (o reale), segnato a terra col gesso, oppure su Quattro elementi architettonici, Quattro pietre colorate in uno spiazzo, eccetera. Al centro c’è un quinto bambino: è colui che “sta sotto”; deve rubare il posto a uno si loro, non appena un angolo si libera. Ciò avviene perché gli occupanti dei cantoni (li chiameremo traslocatori isterici) provano l’irrefrenabile impulso di scambiarsi di posto. Di solito si fanno un cenno, di preferenza di spalle al quinto bambino, e corrono scambievolmente verso l’angolo liberatosi. Chi “ sta sotto” (lo chiameremo il ruba cantoni) è avvantaggiato, perché deve percorrere mezza diagonale del quadrato di gioco per rubare il posto ai traslocatori isterici, i quali invece debbono percorrere un intero lato. Il rapporto tra la corsa dei ruba cantoni e quella di ciascuno dei traslocatori corrisponde alla meta della radice quadrata del doppio del quadrato del lato, contro l’intera lunghezza del lato. Ovvero, la meta della diagonale del quadrato contro il lato del quadrato stesso: al ruba cantoni basta percorrere circa i due terzi di quanto deve fare un trasfocatore, per soffiargli il posto. In realtà, per un traslocatore la strategia vincente sarebbe quella di non muoversi mai; ma come fare senza tradire la propria identità di trasfocatore isterico? Se tutti i traslocatori adottassero questa strategia, il gioco entrerebbe in una fase di stallo, tediosissima e codarda.
D’altronde, i traslocatori sono impazienti di rischiare. Perché lo fanno? Il gioco di per sé non ha fine, potrebbe continuare ad nauseam, e in effetti viene giocato ad libitum. Il limite della libidine in effetti è la nausea; è questo il senso del gioco, che da un punto di vista assoluto non ha un vero vicitore: non c’è classifica, non si accumulano punti. Si smette, semplicemente, quando ci si è stufati di giocare.


Di questo gioco esiste anche una versione cubica, detta gioco degli otto cantoni. Venne giocata una volta sola, nello storico incontro delle astronavi Apollo 17 e Soyuz 13 in orbita intorno al pianeta terra. Otto astronauti, texani, bielorussi, losangelini, lituani, moscoviti, si disposero negli otto vertici della plancia dell’astronave sovietica, e giocarono al gioco degli otto cantoni galleggiando in assenza di gravità, scambiandosi di posto in un caos fluttuante, con grande spasso di entrambi gli equipaggi.
L’evento segnò la fine della Guerra Fredda.

formalismo ( finalmente)


















Le forme – con i sentimenti di dolore, di piacere- sono il fondamento della nostra mente e dei suoi cambiamenti. 


Spesso non ce ne rendiamo conto perché le forme, con i loro suoni e la loro luce, accompagnano silenziosi il mormorio inarrestabile della nostra vita. 


L'intreccio della memoria è reciproco. Pertanto, l’architettura deve comunicare questa memoria instabile. 


Non ci siano forme o luoghi privi memoria. C’è memoria anche nel deserto; anche dove sembra completamente vuoto e libero da ogni storia c’è comunque una preistoria. 
E l’architettura deve usare i propri strumenti, che non sono le parole, deve usare materiali, proporzioni: deve usare calore e freddo. Deve usare l’orecchio, l’occhio, deve impegnare l’intero essere umano per comunicare qualcosa che spesso non solo è verbale, non è solo linguistico, ma qualcosa che è profondamente parte del nostro stesso orientarci in questo mondo, e naturalmente la memoria non ne rappresenta solo un aspetto particolare. 


Non si costruiscono soltanto macchine dove vivere, ma qualcosa degno di memoria: questo è fondamentale nella vita. 


I recenti studi dimostrano che il 96% del dna dell’essere umano è esattamente identico a quello della scimmia; il restante 4% che fa la differenza è la memoria.

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Attilio Terragni, architetto mail: info@studioterragni.com